Paola Santagostino
Edizioni Feltrinelli
Edizioni Urra Apogeo
“ C’era una volta… ”
“ C’ero una volta io, tanto tanto tempo fa’…”, che un giorno mi aggiravo per casa come un leone in gabbia. Stavo male, questo era certo, ma non riuscivo a capire che cosa avessi. Non mi era successo niente di particolare, nulla di diverso dal solito, e allora che cos’era quell’inquietudine senza motivo, quell’andare avanti e indietro come se stessi cercando qualcosa che non trovavo, quel “senso di urgenza” di non sapevo che cosa?
Non ci capivo nulla. Non ricordo proprio come mi sia venuto in mente di inventare una fiaba.
Ho inventato una fiaba piena di personaggi: c’era la Principessa di Luce e il Principe delle Tenebre, che molto si amavano, ma facendo parte di regni incompatibili, non avrebbero mai potuto coronare la loro unione…
A quel tempo ero una ragazzina, non facevo certo parte degli “ addetti ai lavori ” nel campo psicologico, non sapevo nulla di simbolismo e di archetipi, ma ricordo molto bene il coinvolgimento emotivo che quell’immaginario mi aveva suscitato. La mia fiaba si arrestava in circostanze drammatiche e non trovava soluzione: l’amore infelice, l’impossibilità di realizzarlo, l’impossibilità dei protagonisti di dimenticarsi, di lasciarsi, di liberarsi… insomma una tragedia!
Era anche una situazione piuttosto buffa e paradossale: sembrava che per me, in quel normale pomeriggio di prima estate, il risolvere la storia del Principe delle Tenebre e della Principessa di Luce fosse una questione di vita o di morte! Non vedevo perché me ne dovesse importare tanto, ma mi sentivo così completamente coinvolta nella vicenda, che ho passato ore ed ore di travaglio emotivo alla ricerca di una felice conclusione della mia fiaba.
La soluzione è giunta che era già sera inoltrata: una soluzione piena, soddisfacente, che lasciava tutti tranquilli e ben sistemati nella loro nuova posizione. E io, con l’animo di chi ha portato a termine chissà quale eroica impresa, me ne sono andata a dormire in pace.
L’esperienza si sarebbe probabilmente conclusa lì, non lasciandomi altro che il vago ricordo di un raptus di “ follia fiabesca ”, se non fosse accaduto, nei giorni successivi, che mi piovessero alla mente intuizioni d’ogni genere, e delle più proficue! Tanti piccoli problemi di varia natura, che avevo lasciato accumulare, perché per quanto ci ragionassi sopra non ne vedevo proprio la soluzione, ora improvvisamente trovavano una risposta, ed era una risposta così semplice e ovvia, che mi stupivo di non averla pensata prima…
Che cosa mi era successo? Le risposte, le soluzioni, le “ idee geniali ”, ora non mi si presentavano come il frutto di lunghe e faticose riflessioni, ma come dei lampi improvvisi d’intuizione. Per il momento tenni semplicemente ben presente l’accaduto, riservandomi di ripetere eventualmente l’esperimento in futuro, se mai ce ne fosse stato bisogno.
LA FIABA COME TERAPIA
La mia prima applicazione terapeutica della tecnica dell’inventare una fiaba, è avvenuta molti, molti anni più tardi. A quel punto invece lavoravo già da tempo nel campo della Medicina Psicosomatica. Era la mia attività professionale quotidiana il trattamento dei disturbi psicosomatici mediante la psicoterapia. Ma quando si ammalò un mio carissimo amico mi ritrovai con le mani legate: come professionista vedevo benissimo le componenti simboliche del suo disturbo ma, data la stretta relazione di amicizia, non potevo intervenire personalmente come psicoterapeuta, e la sua situazione fisica stava peggiorando di giorno in giorno…
Così tentai, quasi a fondo perso, la “ via della fiaba ”: gli suggerii di inventare una fiaba sul momento, così come gli veniva, poi semmai ne avremmo parlato insieme.
La cosa assolutamente stupefacente di quella sua fiaba, ai miei occhi, era che conteneva anche una perfetta trasposizione in immagini del meccanismo fisico con cui si realizzava la sua malattia! C’è da sottolineare che l’amico in questione era del tutto digiuno di conoscenze mediche o psicologiche, quindi si poteva escludere del tutto ogni sua intenzionalità di inserire degli elementi ‘ad hoc’. Lui aveva inventato una fiaba e basta. Per quanto lo riguardava non vedeva nessun nesso tra la sua fiaba e la sua malattia, né con la sua situazione di vita più in generale (come non ne avevo visti io, in quel lontano pomeriggio d’estate, tra me stessa e la Principessa di Luce o il Cavaliere delle Tenebre!).
L’aspetto più affascinante del metodo della fiabazione è che permette di accedere ad abissi di ‘conoscenze sconosciute’, per così dire. Inventando una fiaba diamo volto ( e voce ) a dei processi interiori profondi, che nella vita di tutti i giorni restano celati alla nostra coscienza, eppure una parte di noi sa….
In quell’occasione ( tramite la fiaba inventata dall’amico ), ebbi modo di notare che la “ risoluzione della fiaba ”, ovvero il farla uscire dallo stato drammatico di empasse, in cui inizialmente anche la sua fiaba si arrestava, aveva degli effetti diretti anche sul funzionamento organico. Non solo era avvenuto anche per lui quel fenomeno di “ stimolazione dell’intuizione ”, che produceva effetti positivi sulla situazione psicologica e relazionale in generale, ma era avvenuto anche un fenomeno di stimolazione dei processi di autoguarigione, dato che nel suo caso c’era anche una malattia fisica in corso.
Da questa scoperta all’introduzione della fiaba tra le mie tecniche di terapia psicosomatica, il passo è stato breve e naturale ed in tutti gli anni successivi ne ho costantemente verificata l’efficacia.
A CHE COSA SERVE INVENTARE UNA FIABA?
1) Innanzitutto la fiabazione è utilissima come strumento conoscitivo, sia per il terapeuta che per il paziente. Infatti permette di comprendere delle dinamiche profonde, con una notevole rapidità e ricchezza di elementi. Se consideriamo l’intera fiaba come una rappresentazione completa, in termini figurati e simbolici, delle dinamiche interiori del soggetto che la produce, possiamo vedere subito quali sono gli elementi costituenti, quali sono le relazioni di alleanza o di opposizione, quali sono le forze su cui contare e gli ostacoli da superare, quali processi vanno compiuti e quali pericoli evitati.
2) Inoltre il solo fatto di rappresentare simbolicamente con una fiaba la propria situazione ha un immediato effetto terapeutico, perché avvicina dei processi profondi in corso, spesso inconsci e a volte anche corporei, alla coscienza e ne facilità così la comprensione e la gestione.
3) Oltretutto l’immaginario costituisce un meraviglioso campo di esperimento, illimitato ed innocuo, delle possibili soluzioni ai problemi.
A livello immaginario si possono inventare, provare e riprovare infiniti percorsi, seguendoli fino alle loro estreme conseguenze, alla ricerca delle modalità più appropriate di gestione di una difficoltà, senza incorrere nei danni e nei pericoli che un esperimento reale comporterebbe.
UNO STRUMENTO DI PROBLEM SOLVING
Nel corso degli anni ho esteso l’utilizzo della tecnica di fiabazione alla soluzione di problemi della più varia natura, uscendo ampiamente dall’ambito dei disturbi organici. Ho verificato che il metodo è utilizzabile anche per facilitare la soluzione di problemi relazionali, affettivi, emotivi, lavorativi ed è applicabile efficacemente al “problem solving” aziendale.
In effetti se consideriamo la fiaba, con i suoi tre momenti tipici:
1) della presentazione del problema
2) della crisi
3) della soluzione
essa costituisce di per sé un perfetto strumento di “problem solving” e può essere applicata, con le dovute e necessarie modifiche, a qualunque ambito ed ordine di problemi.
Ma torniamo un attimo all’applicazione della fiaba nella terapia dei disturbi organici. In anni di pratica clinica, sono emerse lentamente, attraverso l’analisi di centinaia e centinaia di fiabe di pazienti, alcune correlazioni stabili, che possono fare ipotizzare un legame simbolico preferenziale tra certi organi e/o funzioni e certe immagini simboliche.
Alcune immagini/organo sono di più facile interpretazione. Ad esempio, ho notato che chi soffre di disturbi del ritmo cardiaco, facilmente inventa fiabe in cui giocano un ruolo determinante i cavalli. Perché proprio i cavalli? Probabilmente il simbolismo del cavallo, con la sua carica di energia istintuale, ma forse sopratutto con la sonora cadenza del suo galoppo, si presta particolarmente bene a rappresentare le alterazioni del ritmo cardiaco, le “ sgroppate ” e le “ impennate ” di un cuore che fa le bizze.
Altre correlazioni, che pure tendono a ripetersi, sono più difficili da comprendere. Uno dei miei sogni è quello di iniziare la costruzione di una sorta di “ mappa ” dei significati simbolici delle figure che compaiono nelle fiabe, correlati alle funzioni organiche. Sarebbe ovviamente un lavoro che dovrebbe coinvolgere molti ricercatori, perché per individuare delle correlazioni stabili ( partendo da evidenze cliniche e non da speculazioni intellettuali ), occorre una mole veramente notevole di materiale clinico. Può anche essere abbastanza facile scoprire “ la fiaba del cuore che non funziona bene ”, ma che dire della fiaba del pancreas o della milza? Sarebbe comunque, secondo me, un lavoro di enorme interesse.
DIVERSE APPLICAZIONI DEL METODO
Dicevo che alla tecnica della fiabazione ho dato, negli anni, numerose ulteriori applicazioni.
L’ ho utilizzata come metodo per favorire l’autoguarigione, sviluppare la consapevolezza e la creatività. In questo senso si tratta di un metodo utilizzabile da chiunque, personalmente, e senza nessuna controindicazione, per facilitare la soluzione dei propri problemi, ma anche semplicemente per sviluppare ed espandere la funzione immaginativa, per mantenere viva ed attiva quella parte creativa della nostra mente che tende ad atrofizzarsi, se viene troppo trascurata a favore del lavorìo incessante della sfera razionale.
A questo scopo ho istituito dei gruppi, dei seminari e dei workshop per un pubblico allargato. In un breve seminario non è certo possibile fare una terapia, ma è sicuramente possibile trasferire uno strumento, una tecnica, che può venire usata su se stessi, con i dovuti accorgimenti, e può portare notevoli benefici.
Un altro indiscusso campo d’applicazione della tecnica della fiabazione riguarda la fiaba per i bambini. Ho avuto molte interessanti esperienze di lavoro, sia con i bambini che con i genitori, gli insegnanti e gli operatori che ci vivono più a contatto, esperienze che mi hanno mostrato quanto possa essere proficuo sviluppare tale campo di applicazione. Questo lavoro ha prodotto anche un libro: “ Come raccontare una fiaba e inventarne cento altre” ( RED Edizioni ), dedicato ai genitori che vogliono raccontare fiabe ai loro bambini, e agli insegnanti che intendono usarle a scuola.
QUESTO LIBRO
Il presente libro: “ Guarire con una fiaba ” raccoglie alcuni concetti fondamentali relativi alla struttura della fiaba, al simbolismo delle figure che ricorrono più frequentemente nelle fiabe, alla applicabilità del metodo della fiabazione nella terapia dei disturbi psicosomatici e alla sua possibilità di essere usato personalmente come strumento di aiuto alla guarigione.
Tutte le fiabe riportate come esempio sono fiabe inventate da pazienti, che avevano una malattia in corso. Ognuna di quelle fiabe corrisponde ad un percorso di vita e ad un percorso di guarigione. Le fiabe riportate sono il prodotto finale: sembrano scorrere fluide, naturali e anche veloci, la loro elaborazione ha comportato un percorso più lento, che aveva i suoi tempi naturali, un percorso fatto anche di momenti drammatici e di stasi sofferte.
A tutti “ i veri autori ” di quelle fiabe, va il mio ringraziamento, il mio più sincero affetto e il ricordo di un tratto di cammino di vita che abbiamo percorso insieme. Grazie…
Paola Santagostino
Tratto dal libro ” Guarire con una fiaba” di Paola Santagostino edito da Urra Apogeo 2003 e da Feltrinelli 2006 http://www.urraonline.com/libri/9788850321872/scheda
CORSI SULLA FIABA TERAPIA con programma dettagliato.
Anche sedute individuali.